Mujer en cinta de correr sobre fondo negro, è uno spettacolo ma soprattutto una radiografia dei quartieri umili di qualsiasi città.
Una rappresentazione fedele, autentica e brillante. In scena tutta la vita della strada, il suo battito, la sua mischia, i suoi mille e uno incantesimi e paradossi, i dettagli meno visibili, i volti, gli sguardi, le mani, i profumi, le voci, i paesaggi, la battaglia quotidiana, la trincea che si apre tra bar, supermercati, auto in doppia fila e condomini con le tende da sole e senza ascensore. Uno spettacolo travolgente dove la García mette in scena sé stessa, un personaggio che, come se fosse un Georges Perec eccitato fino alle ciglia, vuole sapere tutto, vedere tutto, scrutare tutto, fino all’ultimo frammento di persone e cose. La performer dialoga con i diversi elementi che arrivano nello spazio: una corda di 9 metri, una palla gigante, un nastro, un danzatore gonfiabile con cui combatte una battaglia per la vita o per la morte. Un’attrice che si muove come un toro nel suo recinto, come una bambina in un campo da baseball, come una guerrigliera nella foresta pluviale.
La flâneuse fa il suo lavoro a tutta velocità, senza tante cerimonie, conduce il pubblico mano nella mano e ne fa quello che vuole. Questa storia è risate e pensiero. Se il pezzo potesse essere mangiato, avrebbe il sapore di Malaga.